Monte dei Pizzoni e Bronzone- Valsolda

Data della gita: 3 aprile 2016
Difficoltà escursionismo: EE (per escursionisti esperti)
Tempi di percorrenza: 2h20′ al Monte dei Pizzoni, 30′ sosta, 1h50′ al Bronzone, 30′ sosta, 2h00′ discesa.
Dislivello: 1300 m
Lunghezza del percorso: 10,8 km
Percorso: Drano (473)- Calfrè- sentiero 32- Cresta W- Colle- (1080)- Colle (1179)- Monte dei Pizzoni (1303)(1)- Monte dei Pizzoni est (1289)- Forcola (1195)- Monte Bronzone (1434)- Sorbo del Pessina (1289)- Alpe Pessina (1229)-Ranco (768)- Drano
Accesso alla località di partenza: Sulla strada da Lugano a Porlezza, passare la dogana di Gandria/ Oria non prendere la galleria ma svoltare a destra verso Valsolda, dopo San Mamete svoltare a sinistra per Loggio e quindi per Drano
Partecipanti: 14: Dario (capogita), Roberto, Andrea, Ezio, Domenico, Maurizio, Cristina, Raffaella, Emilia, Fabione, Davide, Stefano, Frank, Bern.
Meteo: Coperto e foschie, asciutto

A tre settimane di distanza propongo per il CAI di Laveno un’altra gita in Valsolda. Prima avevo proposto un giro turistico- escursionistico nei paesi e i borghi rurali, gita di interesse culturale e paesaggistico. La gita di oggi si propone di conoscere l’aspetto avventuroso e selvaggio che questa piccola valle ci riserva. Il programma prevede l’ascensione del Monte dei Pizzoni, cima che vista da lontano si presenta come un’elegante piramide a picco sulla sponda nord del ramo del Ceresio che, in territorio italiano, si spinge fino a Porlezza. E’ prevista una possibile variante con la salita al vicino Monte Bronzone da valutarsi al momento.
Siamo in 14 escursionisti ed arriviamo a Drano sotto un cielo coperto con la visibilità è limitata dal tempo nebbioso. I parcheggi sono limitati per cui lasciamo le macchine in diversi spiazzi lungo la strada per Puria. Ci ritroviamo all’ingresso del borgo di Drano (473) ed iniziamo il cammino sulle viuzze del paese. Dalla piazzetta della chiesa deviamo a destra prendendo una via lastricata che sale decisamente uscendo dal paese. Dopo un paio di tornanti, ignoriamo la prima deviazione a destra per il Pizzone ma, in località Calfrè, prendiamo la seconda in direzione di Cima corrispondente al sentiero 32. In realtà Cima non è la cima del monte ma il nome del paese sul lago. Un tratto di sentiero pianeggiante ci porta a prendere la via della cresta ovest che ci porterà alla vetta. Il sentiero sale deciso seguendo la cresta con qualche aggiramento che evita le pareti. Il fondo della via, su erba e roccia, non è sempre evidente ma i numerosi segni biancorossi consentono di ritrovare il percorso corretto. Spesso è utile l’aiuto delle mani per la progressione. Sempre affacciata al Ceresio, questa via, richiede una certa attenzione anche se non è mai realmente esposta. Raggiungiamo una sella erbosa (1080) e, persi una ventina di metri di quota, riprendiamo la salita verso quella che sembra essere la nostra meta. In realtà, aggirato un torrione (1179), il sentiero scende decisamente tagliando la costa erbosa e la via riprende a salire. Dopo alcuni passaggi fra torrioni rocciosi entriamo in uno stretto corridoio dove occorre arrampicarsi per un paio di metri sulla roccia. Aiutiamo i meno esperti a superare questo ostacolo e riprendiamo la marcia sul ripido pendio che, in breve, ci porta alla panoramica cima del Monte dei Pizzoni (1303). Purtroppo, anche se qualcosa si intravede, gli ampi panorami ce li possiamo solo immaginare ma oggi va bene così. Dopo una mezz’ora di pausa per rifocillarci riprendiamo il cammino. Torniamo sui nostri passi scendendo al gradino roccioso che ci prende un po’ di tempo per far scendere tutti. Ignoro la prima deviazione per la Forcola che scende dal corridoio del gradino. Avevo già percorso questa via in passato ma è su un ripidissimo e franoso canalino per cui opto per proseguire per la seconda deviazione. Scendiamo lungo la via di salita dove, seguendo il segnale sulla roccia, deviamo verso la Forcola. Scendiamo da un ripidissimo canale erboso che ci porta sotto pareti strapiombanti. Proseguiamo con attenzione la discesa incontrando il punto-chiave dell’escursione: uno salto di roccia che porta in uno scivoloso canalino di una decina di metri. L’ultima volta che vi ero passato avevo visto che questo tratto era stato attrezzato con una corda e ciò mi aveva rassicurato riguardo la fattibilità di questa via anche con un gruppo così variegato. In realtà il passaggio si è rivelato più impegnativo del previsto anche a causa del fondo umido e scivoloso. Attrezziamo una seconda corda ed aiutiamo i meno esperti in questo delicato tratto. Questa operazione ci impegna per una mezz’ora. Riprendiamo sul percorso segnato risalendo lungo le alti pareti nord del torrione. Ci portiamo alla sella tra le due cime della montagna da cui possiamo ammirare l’impressionante parente est della cima appena salita. Seguendo la rocciosa via di cresta e con tratti di facile arrampicata arriviamo sulla cima del Monte dei Pizzoni orientale (1289). Non ci fermiamo ma proseguiamo scendendo, sempre in cresta, sul versante opposto. Lasciamo la cresta deviando su una traccia che scende al sentiero segnato che ci porta alla sella della Forcola (1195). Qui valutiamo la situazione. Parte del gruppo scende nel solco della Val Canale fino a Ranco dove c’è la strada che riporta a Drano. Il resto del gruppo sale al vicino Monte Bronzone. Seguendo i bolli biancorossi risaliamo il facile pendio che, con un ampio giro, ci conduce all’anticima e, proseguendo, alla cima del Monte Bronzone (1434). Ci concediamo una sosta per lo spuntino e, dopo le foto di rito, riprendiamo il cammino. Torniamo all’anticima e al tornante nel bosco da cui  deviamo sul versante opposto a quello di salita. Qui non ci sono sentieri segnati ma il pendio non è eccessivamente ripido e, orientandoci col GPS, scendiamo verso l’alpe Pessina. Sul versante nord del monte l’ambiente cambia radicalmente. Mentre prima eravamo in rade boscaglie fra prati assolati, ora siamo in un ombrosa faggeta. Facciamo una breve deviazione per visitare il sorbo del Pessina (1284), albero monumentale di notevoli dimensioni. Troviamo il sentiero che, in breve, scende all’Alpe Pessina (1217), dove, da una baita, è stato ricavato un accogliente bivacco. Siamo nel cuore della Riserva Naturale Orientata della Valsolda, territorio boscato nella valle del torrente Soldo. La riserva è gestita dall’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi Agricoltura e Foreste). L’area messa sotto tutela si divide in due aree distinte: la Riserva Naturale Orientata e la Riserva Naturale Integrale.  La riserva orientata, situata nella zona a sud, ha vincoli meno restrittivi e svolge le funzioni didattiche e turistiche con i sentieri e le aree di sosta. La riserva integrale occupa il resto del territorio e ha vicoli molto restrittivi e l’accesso è consentito solo su due sentieri. Scendiamo sul comodo sentiero che coincide con i percorsi didattici della Via dei Canti (con pannelli riguardanti gli uccelli e i loro canti) e del Sentiero Faunistico (con cartelloni che illustrano la fauna locale). Il percorso è attrezzato anche con un’altana per l’osservazione. Passati dall’Alpe Serte ci immettiamo sulla strada forestale che sale da Drano. Passiamo dal portale di ingresso della foresta Valsolda e dalle baite di Ranco (768). La ripida strada ci riporta a riprendere il primo tratto percorso al mattino che ci riporta a Drano (473). Recuperate le auto ci concediamo la rituale birra in allegra compagnia che chiude degnamente la nostra escursione.
Il Monte dei Pizzoni è stata la mia prima escursione in Valsolda e me n’ero subito innamorato e, come tutti sanno, “il primo amore non si scorda mai”. Ha tutto quello mi piace trovare in montagna: ambienti affascinanti, panorami mozzafiato e quel pizzico di difficoltà che da sapore ad una conquista.
Desideroso di condividere questa mia passione avevo, in passato, proposto questa gita al CAI di Laveno che l’aveva messa in calendario ma non si era mai potuta realizzare a causa delle condizioni meteo avverse. Sfidando la maledizione che pareva incombere su questo evento ho riproposto la gita. Al quarto tentativo, finalmente, è stata la volta buona pur in condizioni meteo non ottimali.

dm

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