Trekking 80 anni CAI Laveno Mombello

Mercoledì 20 luglio

Il primo giorno ci accompagna Dario a Cheggio in Val Antrona, dove inizia il percorso che ci porterà sul Monte Rosa. Partiamo in cinque e in bel pomeriggio assolato raggiungiamo il Rifugio Andolla a quota 2061. E’ una tappa breve, poco più di due ore di salita tuttavia sentiamo la fatica del primo giorno con lo zaino carico in una giornata molto calda.

Giovedì 21 luglio

Alle 7,00 del mattino siamo già pronti alla partenza con un cielo nuvoloso che non promette nulla di buono, del resto le previsioni danno un’ evoluzione verso un periodo perturbato con temporali pomeridiani.

Non indugiamo quindi alla partenza, e di buona lena ci incamminiamo in direzione del Bivacco Varese senza tuttavia raggiungerlo in quanto il sentiero per le Coronette di Camposecco si dirama prima di raggiungere il bivacco stesso. In mezzo alle nubi che si sono formate attraversiamo una lingua di neve e poi saliamo il versante nord delle Coronette fino al Passo.

La discesa sul versante opposto in direzione del lago di Camposecco è ripida, ma siamo agevolati da catene ed in poco tempo perdiamo molta quota sino ad arrivare alla Diga, dove sostiamo.

Riprendiamo quindi il cammino scendendo lungo la condotta forzata la percorriamo sino al punto in cui questa entra in galleria. Entriamo a questo punto anche noi in galleria e dopo ¾ d’ ora di cammino usciamo ancora all’ aria aperta nella valle a poca distanza dal muraglione della diga di Cingino su cui spiccano dei puntini neri in movimento: sono gli stambecchi che si arrampicano sul paramento in sasso per leccare il sale.

Attraversato il ciglio superiore della diga raggiungiamo il piccolo Bivacco Cingino, meta di questa seconda giornata di cammino, accolti da un gregge di capre prima e da un vecchio stambecco, successivamente, che si avvicina a distanza di corna.

Per la cena attiviamo i nostri fornelletti e spadelliamo quel tanto che basta a cucinare un risotto, e scaldare del thè.

Prima di andare a letto decidiamo il percorso da seguire all’ indomani, avendo la conferma da parte di due francesi arrivati al bivacco, che le previsioni danno con certezza dei temporali a partire dalla mattina e se per ora abbiamo schivato la pioggia, senz’ altro domani la prenderemo.

Venerdì 22 luglio

Alle 7,00 siamo già pronti per la foto ricordo prima della partenza che ci scatta il ragazzo francese.

Ci dirigiamo verso il passo d’ Antigine per evitare di attraversare in quota la Cresta di Saas con il brutto tempo, e la nostra intuizione si conferma esatta. Alle 9,00 entriamo nel Bivacco Antigine pochi istanti prima che si aprano le cateratte del cielo così almeno abbiamo evitato la salita sotto la pioggia, e per la discesa abbiamo modo di vestirci adeguatamente stando al coperto. Lasciamo passare una buona ½ ora di pioggia e grandine poi prendiamo la decisione di riprendere il cammino; la pioggia è continua e fa freddo, ma per fortuna il percorso è in discesa e la fatica è minore.

Raggiunto il bivio per il sentiero che porta a Monte Moro la pioggia si attenua fino a cessare e nell’ aria scorgiamo segni di netto miglioramento. All’ intersezione con il sentiero che sale a Monte Moro direttamente dalla diga di Mattmark il sole esce dalle nuvole, il tempo è decisamente migliorato ma soffia un vento freddo che ci accompagna sino in cima al passo. raggiunto il passo attraverso ampi nevai saliamo alla Madonnina di Monte Moro per una foto, prima di scendere al Rifugio sottostante. Arriviamo al rifugio giusto in tempo per evitare un nuovo peggioramento del tempo che porta ancora pioggia, ma ormai siamo al riparo e mettiamo i nostri indumenti bagnati ad asciugare al calore di una stufa.

Il pomeriggio trascorre tra il tavolo del rifugio e il letto a castello dato che le posizioni migliori davanti alla stufa sono occupate da altri escursionisti che non accennano a muoversi e non permettono nessuna alternanza.

Sabato 23 luglio

Anche in questa giornata le previsioni non danno speranza per cui ce la prendiamo comoda e attendiamo che la pioggia smetta di cadere, prima di decidere di salire velocemente allo Joderhorn. Partiamo solo alle 11 e dopo poco più di un’ ora siamo di ritorno al rifugio per il pranzo.

La pioggia nel pomeriggio non smette per cui decidiamo di scendere in funivia, per evitare 3 ore almeno di acqua.

A Macugnaga indossiamo ancora le mantelle e percorriamo la strada che ci divide dal campeggio dove alloggiamo sotto una pioggia intermittente, che tuttavia cessa poco prima del nostro arrivo nel bungalow, per far posto al sole.

Domenica 24 luglio

La fatica dei giorni precedenti ed il maltempo con continui sbalzi termici, minano la salute di Berndt, che influenzato, decide di abbandonare il gruppo e tornare a casa, prendendo i mezzi pubblici, così ci troviamo in quattro ad affrontare la lunga salita al Passo del Turlo con i suoi oltre 1500 metri di dislivello.

Il cielo alla partenza si presenta di un azzurro limpido e terso ed il primo cartello che indica 5 ore e 30 al passo del Turlo non ci fa paura al 5° giorno di cammino con la gamba allenata. Federico è in testa al gruppo a dettare l’ andatura e via via si sale, si raggiungono altri gruppi di escursionisti, si superano e in 4 ore e 20 siamo al Passo del Turlo.

Purtroppo ancora una volta il tempo si guasta e la discesa da poco sotto il passo, avviene con l’ ombrello aperto sin quasi in prossimità del Rifugio Pastore dove ancora una volta esce il sole (per fortuna! ) ad accompagnarci nei preparativi per il giorno dopo. Infatti dobbiamo rivoluzionare gli zaini e prepararli per l’ ascensione del giorno successivo e per questo dal Rifugio Pastore scendiamo all’ auto di Angelo, salito ad Alagna e lasciata l’ attrezzatura ed abbigliamento da trekking, mettiamo negli zaini, che verranno portati in alto con la funivia, l’ attrezzatura e l’ abbigliamento per l’ alta quota.

Lunedì 25 luglio

La giornata si preannuncia ancora una volta con cielo limpido e terso per cui dopo colazione Andrea F., Luca ed Angelo si avviano a piedi in direzione del Passo dei Salati, mentre Andrea S. e Federico scendono ad Alagna e presi gli zaini di tutti, salgono in funivia fino al Passo dei Salati, punto di ritrovo per proseguire insieme verso il Rifugio Mantova.

A gruppo riunito nel primo pomeriggio ci si dirige alla funivia che sale da Gressoney dalla quale dovrà scendere Cinzia. Al suo arrivo con un lungo viaggio da Monza, siamo al completo e saliamo al Rifugio Mantova dove arriviamo ancora una volta appena in tempo per evitare il “solito“ temporale pomeridiano.

Nel tardo pomeriggio si unisce a noi Marco un aggregato di Omegna che visto il programma, ha chiesto di unirsi a noi per l’ ascensione alle cime del Monte Rosa.

A conclusione della serata ci saluta un arcobaleno di buon auspicio tuttavia quando andiamo a letto sta ancora piovendo.

Martedì 26 luglio

Il brutto tempo dura tutta la notte ed alla sveglia delle 4 guardando fuori dalle finestre del rifugio non abbiamo una bella impressione. Vi sono ancora delle nuvole basse e piove.

Ci si alza lo stesso comunque e d è sufficiente ½ ora per far si che la prospettiva cambi.

La pioggia cessa e uno squarcio tra le nubi lascia intravedere una stella.

Ci prepariamo formando 2 cordate da tre persone che si dirigeranno a mete diverse.

La prima cordata con Andrea S, Andrea F. e Marco punta diritta al Col del Lys ed alla Capanna Regina Margherita, la seconda con Luca, Angelo e Federico si pone come meta il Col del Lys.

La prima cordata raggiunta la Capanna Regina Margherita, dopo una lunga sosta riparte ed in discesa sale quindi alla Punta Zumstein, Punta Parrot, Ludwigshoe, Corno Nero, Cristo delle Vette e Piramide Vincent,

La seconda cordata si “limita” a salire Ludwigshoe, Cristo delle Vette e Piramide Vincent, un risultato di tutto rispetto considerando che le tre cime sono oltre quota 4000 e per molti alpinisti rappresentano anche singolarmente una meta ambita.

Si conclude con queste ascensioni plurime il trekking dell’ 80° che si prefiggeva di portare degli alpinisti del CAI Laveno anche sulla cime della Nordend e della Dufour, purtroppo l’ en plein non è stato fatto anche e soprattutto a causa del tempo perturbato, infatti nei giorni successivi in cui ci si sarebbe dovuti dedicare alle cime più alte, il maltempo l’ ha fatta da padrone con continui temporali in quota.

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