Giro dei paesi della Valsolda

Data della gita: 13 marzo 2016
Difficoltà escursionismo: E (escursionistica)
Tempi di percorrenza: 3h10′ a Muzzaglio (varie soste comprese), sosta 1h30′, discesa a Castello 50′, visita a Castello 1h00′ discesa a S.Mamete 30′
Dislivello: 600 m
Lunghezza del percorso: 12,0km
Percorso: S.Mamete- Loggio- Puria- Dasio- S.Rocco- ponte di Bizzo- Camporgna- Muzzaglio- Castello- S.Mamete
Accesso alla località di partenza: Sulla strada da Lugano a Porlezza, passare la dogana di Gandria/ Oria non prendere la galleria ma svoltare a destra verso Valsolda e fermarsi a San Mamete
Partecipanti: 15: Dario (capogita), Leo, Mauro DP, Paolo, Emilio, Mauro DM, Emilia, Cristina, Antonella, Rita, Marco, Maurizio, Elena, Roberto, Frank.
Meteo: nuvoloso, asciutto.

Passeggiata tra i borghi della Valsolda condotta da Dario. Alla gita, di interesse culturale e paesaggistico prendono parte 15 escursionisti.

La Valsolda è una piccola valle soleggiata, tutta esposta a sud e protetta verso nord da una barriera di monti. L’aspetto è pittoresco: alle aspre rupi dolomitiche in alto, fanno riscontro i villaggi sul pendio. La Valsolda è costituita da due valli che congiungono le acque del torrente Soldo prima di sfociare nel lago. Estesa poco più di 30 kmq conta 1700 abitanti. Il comune è costituito da 10 frazioni: Oria, Albogasio, San Mamete e Cressogno sono in riva al lago mentre Loggio, Drano, Puria, Dasio e Castello sono sulle pendici della montagna. Oltre a queste c’è un’altra frazione che si trova sulla sponda opposta del Lago: è il borgo disabitato di Santa Margherita. Nonostante l’esiguità del territorio la Valsolda ha dato i natali, soprattutto tra il cinquecento e il seicento a numerosi artisti, architetti, pittori e scultori che si sono fatti apprezzare in Italia e in Europa. Al ritorno nei paesi di origine questi artisti hanno realizzato opere che si possono ammirare nella valle.

Lasciamo le macchine al posteggio lungo la strada a San Mamete, il capoluogo della valle e, dopo aver visitato i portici affacciati al lago e il porticciolo iniziamo il cammino. Dalla caratteristica piazzetta prendiamo un’ampia scalinata che conduce al sagrato della chiesa di S.Mamete che, come negli altri paesi della valle, è situata in luogo defilato rispetto al borgo. La chiesa è dedicata ai santi Mamete e Agapito, ha un campanile romanico del XI secolo, un tempo staccato dalla chiesa. L’interno non è visitabile perché la porta è chiusa come quella di tutte le altre chiese da cui passeremo oggi. Unica eccezione: la chiesa di San Martino a Castello. Tornati sulla scalinata proseguiamo la salita sull’acciottolato lungo la forra del torrente Soldo. Passiamo da un tempietto di forma cilindrica dedicato alla natività di San Carlo Borromeo. All’esterno si può vedere l’impronta di una mano scolpita nella roccia. La tradizione popolare vuole che l’arcivescovo Carlo, in visita pastorale, salendo a visitare le altre chiese, stanco, appoggiò la mano lasciando l’impronta. Al momento della beatificazione del loro arcivescovo i valsoldesi scelsero questo luogo per edificare un tempio. Proseguiamo la salita arrivando al pianoro in località Ai Dossi dove deviamo brevemente per visitare il tempietto ottogonale di San Carlo all’Esquilino situato in posizione panoramica.

San Carlo Borromeo (Arona 1538- Milano 1584), di famiglia nobile studiò a Pavia. Venne chiamato a Roma dal papa Pio IV, suo zio, che lo nominò cardinale a 22 anni. Inviato al Concilio di Trento, a 25 anni divenne arcivescovo di Milano, a capo di una vasta diocesi che visitò in ogni posto. Fondò seminari, edificò ospedali e ospizi. Utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri. Curò personalmente i malati di peste. Morì a soli 46 anni consumato dalla malattia. Aveva una predilezione per la Valsolda tanto che, trascurando altri titoli onorifici amava definirsi “Signore della Valsolda”. La devozione dei valsoldesi per l’arcivescovo Carlo Borromeo portò all’idea della realizzazione di una via sacra in onore della santificazione del 1610. Il progetto prevedeva la costruzione di 7 cappelle ma se ne sono realizzate solo 3.

Seguendo la via saliamo verso Loggio dove, prima di raggiungere la chiesa di San Bartolomeo, deviamo a sinistra andando a visitare le vie del paese. In una piazzetta troviamo casa Mossini con un dipinto raffigurante la madonna dei sette dolori con la Sacra Sindone. Il culto di Loggio per la Sindone deriva dalla emigrazione di lavoratori a Torino in un periodo di ostensione della Sindone. Rientriamo sul percorso originale dopo la chiesa parrocchiale e proseguiamo la salita su ampia mulattiera che passa accanto ad una bella cascata e sbuca sulla strada asfaltata a Puria (505). Tra case patrizie e fontane attraversiamo le vie del paese arrivando sul sacrato della chiesa di Santa Maria Assunta. Su strada asfaltata arriviamo al cimitero dove deviamo sull’acciottolato che, passato un ponte sale alla frazione di Dasio (582), la più alta della valle. Dalla chiesa di San Bernardino entriamo sulle viuzze del borgo e, tornati su strada asfaltata, proseguiamo verso San Rocco. Oltrepassato un campeggio deviamo a destra seguendo il percorso vita che si inoltra in un castagneto ed arriva all’oratorio di forma circolare dedicato a San Rocco (611). Sempre seguendo il sentiero vita scendiamo sulla strada, ora sterrata, che porta al ponte di Bizzo (625). Dopo il ponte deviamo a destra sulla ripida mulattiera che sale a zigzag fino al piccolo nucleo di baite di Camporgna (708). Proseguiamo sul sentiero vita scendendo nella valle ed arrivando agli ampi prati di Muzzaglio (655) dove ci fermiamo per lo spuntino davanti alla chiesa dedicata al Nome di Maria. Durante la sosta facciamo un incontro inaspettato che ci cambierà la giornata e che ci lascerà un simpatico ricordo. Facciamo la conoscenza di Isa e la sua famiglia, proprietari delle baite ristrutturate. Ci invitano a visitare le loro baite e ci offrono da bere. Ci raccontano della ristrutturazione e ci invitano a firmare la nostra visita su un quaderno dove raccolgono le testimonianze dei passanti. Alla nostra ripartenza ci salutano come se fossimo stati vecchi amici in visita con la promessa di rifarci vivi. Questo senso dell’accoglienza e ospitalità non comune si può trovare solo in montagna.
Ripresa la via scendiamo sulla mulattiera per Castello. Superato un ponte proseguiamo la discesa da cui deviamo a destra risalendo leggermente su percorso segnato che, dopo un tratto pianeggiante porta a visitare due punti panoramici, uno sulla valle, l’altro sul lago. Tra terrazzamenti, un tempo coltivati, scendiamo sulla strada all’entrata nord del borgo di Castello Valsolda (451).

Il borgo di Castello, costruito su un dirupo, risale al XVI secolo, all’epoca del disarmo del castello vero e proprio. Il vecchio castello si era venuto a trovare vicino al nuovo confine e gli svizzeri ne chiesero la demolizione. Il paese conserva, però, la struttura originale. La alte case a ridosso dell’erta sono disposte a semicerchio. Le altre sono disposte a scalare su vari livelli verso monte dove c’era la rocca. L’interno è un intrigo di vicoli, portici, scalette, anfratti. Abitato da una quarantina di persone non ci sono esercizi commerciali. E’ presente il Museo Pagani con alcune opere di Paolo Pagani (1655-1719), pittore nativo del luogo e attivo nelle corti europee.

Entriamo nel borgo e saliamo alla rocca dove c’è l’antica cappella dedicata alla Beata Vergine Addolorata. Da qui si gode un’ottima vista panoramica sul paese e su tutta la Valsolda. Scendiamo a vistare i vicoli del borgo alla scoperta di affreschi, portali, stemmi sulle antiche case. Ci divertiamo alla ricerca di punti panoramici e angoli caratteristici. Il Museo Pagani è chiuso per la pausa invernale (riapre in aprile). Andiamo a visitare la chiesa parrocchiale di San Martino, l’unica trovata aperta oggi ma che, da sola, vale la gita.

La chiesa di San Martino è stata costruita nel XV secolo ma venne rinnovata nel XVI secolo con l’ampliamento e l’inversione dell’entrata. L’aspetto sobrio dell’esterno non lascia intuire la ricchezza delle decorazioni interne che testimoniano la straordinaria capacità degli artisti valsoldesi. Su tutto domina la volta del Pagani dedicata alla funzione salvifica della Vergine. All’ingresso c’è un apparecchio che, inserendo una moneta da 1 euro, attiva l’illuminazione della volta per un minuto di tempo.

Dopo la visita del borgo prendiamo una via acciottolata che scende tra panoramiche visuali. Sbuchiamo da un portico direttamente sulla strada del lago da cui torniamo brevemente al posteggio chiudendo l’anello. La rituale birra in compagnia conclude la nostra gita.

dm

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