Val Codera e Tracciolino

Data della gita: 4 novembre 2018
Difficoltà : E(escursionistica)
Tempi di percorrenza:

2h00′ a San Giorgio, 3h05′ a Motta (stazione funicolare), sosta 35′,
Ritorno: 2h00′ a Codera, 1h sosta, 1h20′ discesa.
Tempo impiegato: 8h00′ (6h25′ di cammino, 1h25′ di soste)

Dislivello: 800m
Lunghezza del percorso: 17,2 km
Percorso: Mezzolpiano (316)- San Giorgio (748) “Tracciolino”- gallerie- stazione (912)- ritorno fino al bivio- Cii (851)- Punt de la Val Mala (765)- Punt de la Muta (769)- Codera (825)-Avedée (790)- Mezzolpiano.
Accesso alla località di partenza: Dogana Ponte Tresa- Lugano-dogana di Gandria/ Oria- Porlezza- Menaggio- Sorico- Val Chiavenna- Novate Mezzola, frazione Mezzolpiano. (90km di auto)
Partecipanti: 7: Dario (capogita), Andrea, Domenico, Maurizio, Leo, Irene, Camilla.
Meteo:

Meteo: Coperto con alcune schiarite al mattino, asciutto, temperature gradevoli.

Escursione in Val Codera, valle laterale della Val Chiavenna che conserva gli aspetti originari grazie all’assenza di strade che la percorrono. In programma per la domenica precedente e rinviata per cattivo tempo abbiamo avuto la fortuna di trovare l’unica giornata di tregua di una settimana piovosa.

La Val Codera, contrariamente alle altre valli alpine dal basso non si vede, occorre inerpicarsi sui ripidi versanti ed entrare nella valle vera e propria che si allarga dopo l’abitato di Codera. Come descrive Leonardo nel Codice Atlantico “Su per il lago di Como di ver la Magna è valle di Ciavèna, ve la Mera flumine mette in esso lago; qui si truova montagne sterili et altissime con grandi scogli… qui nasce abeti, larici et pini, daini, stambuche, camozze e terribili orsi, non ci si può montare se non a quattro piedi.” Questa citazione descrive l’aspetto aspro della valle. L’aspetto attuale è il risultato del succedersi delle ere glaciali dove la presenza dei ghiacciai con i loro movimenti e i successivi scioglimenti hanno scavato le valli. Rispetto al ghiacciaio principale della Val Chiavenna, quello della Val Codera era meno potente ed ha scavato meno. Inoltre la presenza di granito ha limitato l’erosione dei torrenti. Nel risalire la valle si incontrano 4 ambienti naturali ben distinti:
1) La zona submediterranea (fino ad Avedée o S.Giorgio) è caratterizzata dall’esposizione a sud, dalla presenza di rocce che  trattengono il calore, dalla presenza del lago. Ne risulta un clima mite e secco simile a quello della Liguria.
2) La fascia dei paesi con le coltivazioni, i castagneti e prati da sfalcio.
3) Il settore di media valle con pascoli e boschi.
4) Alpeggi e pascoli di alta quota fino alle creste e alle cime granitiche.
La valle è sempre stata abitata stabilmente da popolazioni legate ad un’economia di sussistenza. Veniva praticata agricoltura e allevamento. Importante era lo sfruttamento del castagno. Il relativo isolamento ha preservato la popolazione da invasioni in tempi di guerre frequenti e dalla diffusione di epidemie e malattie derivanti dall’ambiente malsano causato dall’impaludamento della Val Chiavenna. Fino al 1933 risiedevano in valle 500 persone. Nel dopoguerra, come in tutte le valli alpine, vi fu un progressivo spopolamento qui accentuato dalla mancanza di strade.

Contrariamente a quanto stabilito nel programma che prevedeva la salita a Codera e discesa da San Giorgio, optiamo per compiere il giro in senso contrario per avere la possibilità di fermarci a mangiare a Codera. Arriviamo nell’ampio parcheggio di Mezzolpiano (316) dove andiamo ad occupare gli ultimi due posti disponibili. Sono le 9.00 quando iniziamo il cammino scendendo sulla strada asfaltata e, oltrepassato il ponte sul fiume Codera, andiamo a prendere la mulattiera per San Giorgio nei pressi di una cava di granito.
L’estrazione del granito sanfedelino, che prende il nome da una chiesetta dell’anno 1000 qui vicino, è un’attività che ha impegnato molti abitanti della valle. Altra attività correlata è quella degli scalpellini (picapreda). La via prende a salire sul fianco della montagna aprendo visuali sul lago di Novate Mezzola e il Pian di Spagna. Dopo una quarantina di tornanti raggiungiamo il borgo di San Giorgio (748). Seguendo le indicazioni deviamo temporaneamente per un punto panoramico. Riprendiamo a salire e, lungo il sentiero, troviamo un masso avello. I massi avello sono sepolcri scavati nella roccia. In Italia ne sono stati catalogati una trentina, tutti attorno al lago di Como. I massi avello sono ancora un mistero sia per la datazione sia per la loro origine. Poco più avanti troviamo il cimitero dove un enorme masso funge da cappella. Proseguiamo la salita ed andiamo ad immetterci sul “tracciolino”(912).

Il Tracciolino è un sentiero, completamente pianeggiante che mette in comunicazione la presa d’acqua di Saline in Val Codera alla diga Moledana in Valle dei Ratti. Costruito attorno al 1930 il sentiero è lungo 13km. Il tratto da Saline alla Val Grande è interrotto per una frana. L’ultimo tratto, che porta alla Valle dei Ratti è percorso da binari a scartamento ridotto per i sevizi della diga. La parte centrale, con 10 gallerie di varia lunghezza, si snoda tra valloni selvaggi e strapiombi. Vista la grande frequentazione di questa via ed anche per la messa in sicurezza per le mountain bike negli ultimi anni il percorso è stato attrezzato con alte protezioni in corda d’acciaio al posto dei vecchi corrimano e le gallerie sono state illuminate.

Prendiamo la direzione della Valle dei Ratti e, poco dopo, incontriamo le prime gallerie. Ci sono le lampade per illuminarle ma non funzionano. Comunque, preventivamente, abbiamo con noi le pile frontali e le usiamo. Al passaggio da una galleria all’altra si aprono scenari sorprendenti tra orride pareti e profondi precipizi. Sospesi su balconi di roccia percorriamo questo affascinante tratto che offre scorci panoramici. La decima galleria, la più lunga (340m) è percorsa dai binari e ci conduce a scenari più tranquilli e ampi panorami. All’uscita della galleria troviamo il bivio della ferrovia. Ignorata la direzione della Valle dei Ratti, superiamo una barra e ci portiamo in località Motta, dove sale la cremagliera da Campo di Novate Mezzola. E’ mezzogiorno e ci fermiamo in questo punto panoramico per uno spuntino. Riprendiamo il cammino tornando sui nostri passi ripercorrendo le gallerie. Giunti al bivio per San Giorgio proseguiamo dritto, rimanendo sul Tracciolino, in direzione Codera. Il tracciato, sempre pianeggiante si addentra nel vallone di Revelaso, portandosi sul versante opposto. Ignoriamo la deviazione che sale a Cola perché non abbiamo tempo. Superata la Val Grande arriviamo al bivio per Codera. Abbandoniamo il Tracciolino per scendere a sinistra sul sentiero che porta alle case di Cii (851) con i suoi prati in pendenza. Proseguiamo la discesa fino a raggiungere il Punt de la Val Mala (765), ardito ponte in sasso del settecento che supera il torrente Ladrogno. Poco dopo incontriamo il Punt de la Muta (769), anch’esso in sasso e sempre del settecento. Superati i due ponti risaliamo brevemente all’abitato di Codera (825). Sone le 14.30 quando arriviamo alla Osteria Alpina dove sostiamo per una tagliata in compagnia. Abbiamo la sorpresa di essere serviti da Paola, nostra amica di Varese con la quale abbiamo, in passato, condiviso alcune gite con il CAI Laveno Mombello. A Codera è in corso la manifestazione “Castagne in festa in Val Codera”, uno dei tanti eventi che l’associazione Amici della Val Codera ONLUS organizza per promuovere la conoscenza della valle e per lo sviluppo di un turismo sostenibile. Dopo una sosta al mercatino per comperare formaggi locali iniziamo la discesa sulla frequentatissima mulattiera. Ci aspettano 2500 scalini. Dopo un tratto in discesa attraversiamo due gallerie paravalanghe che tagliano in piano il pendio. Una successiva risalita, sempre su gradoni ci conduce ai prati e al borgo di Avedée (784). Ritroviamo la lunga discesa sulla scalinata che ci riporta al parcheggio di Mezzolpiano (316).
Gita alla scoperta della Val Codera anche se, per la verità, nella valle vera e propria non ci siamo entrati. La media valle, con la forma a U tipica dell’origine glaciale inizia sopra Codera dove si risale nella media valle nei borghi di Stoppadura e Bresciadega e al rifugio Brasca che richiede 4h00′ di marcia dalla partenza. Per poi raggiungere i passi o le cime  necessita programmare un’uscita di più giorni.

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